Vincitori
 

VINCITORI SECONDA EDIZIONE

La Giuria del Premio "P.V. Tondelli", presieduta da Ezio Raimondi e composta da Alberto Bertoni, Roberto Daolio, Fabrizio Frasnedi, Viller Masoni, Fulvio Panzeri e Antonio Spadaro, ha deciso di assegnare ex aequo il Premio per inediti di giovani narratori, edizione 2001, a Paolo Papotti, autore del racconto intitolato "D414" e a Mattia Signorini, autore della raccolta di racconti intitolata "Portami lontano".

MOTIVAZIONI

Paolo Papotti, nel suo racconto "D414" (che prende il titolo dal nome di una piccola strada francese semipedonale), racconta la storia di un ragazzo la cui vita subisce un'accelerazione nel corso di un viaggio. All'interno di un impianto narrativo tradizionale, Papotti sa creare con scioltezza efficaci passaggi dai toni più mossi e dinamici a quelli più sentimentali e lenti. Il linguaggio regge bene e si adegua alla trama decisamente picaresca con elasticità e ritmo. Punto di forza del racconto è anche la resa visiva e la capacità di muovere con destrezza, e anche all'improvviso, la focale dal grandangolo al teleobiettivo, fino a registrare anche immagini in movimento con il relativo effetto dinamico e sfocato. Nel suo percorso il protagonista mette in questione se stesso e le scelte della propria esistenza con un'intensa capacità introspettiva. La narrazione dunque "afferra" seriamente la vita e le sue direzioni, ma lo fa con grazia e non senza ironia.

I quattro racconti brevi di Mattia Signorini ("Fermate", "Portami lontano", "Ultima sera" e "Strade") denotano maturità espressiva e sanno cogliere il senso dell'amarezza esistenziale dei giovani non ancora trentenni. In Signorini tuttavia non c'è traccia dei soliti e abusati stereotipi giovanilistici. Le sue vicende vivono sostanzialmente di spazi d'introspezione. Egli sa prosciugare il testo in un minimalismo formale, che però rivela un massimalismo d'ispirazione. Lavorando sia sul reale sia sull'immaginario, infatti, sa "spandere il sale" sulle ferite più autentiche di una vita, giungendo a porsi domande quali: "Cos'è la verità, quindi?". La sua scrittura, oltre che sintetica, si rivela vivace, incisiva, plastica. Soprattutto si dimostra capace di rinnovarsi stilisticamente ad ogni racconto, cercando forme espressive diverse, adeguate al contesto della narrazione, adoperando soluzioni differenziate con accostamenti decisamente originali.




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