"Un racconto sul vino" compie trent'anni.
 

"Un racconto sul vino" (1988)

Il racconto fu pubblicato sul Corriere della Sera il 22 agosto del 1988. Prese le mosse da una relazione universitaria realizzata da Pier Vittorio Tondelli per il corso di Semiotica tenuto dal prof. Umberto Eco, nell'anno accademico 1976-1977 del DAMS di Bologna.
Come ricostruito nelle "Opere. Romanzi, teatro, racconti" (giugno 2000; dicembre 2011) a cura di Fulvio Panzeri, queste le motivazioni che sottendono il lavoro di indagine, riportate dall'autore nella relazione stessa e contenute nel "Prologo: un libro nel bicchiere":

Quella che potremmo chiamare "cultura dell'alcool", una sorta di universo semantico costituitosi giorno per giorno, fin dagli inizi, un enorme serbatoio di possibilità espressive raccolte in un grande tumbler. In altre parole, se è vero che ogni opera letteraria al suo apparire entra in contatto con tutte le altre opere esistenti ed è da loro motivata, se è vero che "non si possono fare romanzi se non partendo da altri romanzi" (Frye), allora ricercheremo in quel bicchiere le tracce di un percorso specifico, rovistando e scomponendo i sedimenti, getteremo una lenza in quel vino fatto di libri per pescare un qualche Pequod che ci consenta di imbarcarci verso le acque dell'"alcool letterario".

E sempre dalla ricostruzione contenuta nelle Opere:

....Il punto di partenza di quelle pagine è molto semplice. Si trattava di percorrere un filone della Letteratura, quello che un pò arbitrariamente definivo "Genere Alcool", alla ricerca di unità culturali che rendessero ragione non solo di una organizzazione semantica all'interno dell'universo letterario di particolari opere avvinazzate (dai frammenti di Alceo alle Roba'iyyat di Khaiyyam, da un certo Orazio al taoista Li Po, da Gargantua e da Morgante fino a Baudelaire, Kirkegaard e poi Mailer, Bianciardi, Fitzgerald, Roth, Scerbanenco per finire nelle braccia di Raymond Chandler e del suo The long Good-bye che diveniva come un grande raccoglitore di questo accumulo di connotazioni tanto da esserne palesemente influenzato nella struttura e nelle dinamiche interne) ma spiegassero in termini più o menosubliminari anche la predilezione della mia generazione per il vino e per l'alcool. Si trattava in sostanza di cercare una mitologia rendendola esplicita attraverso un sommario esame di opere letterarie. In questa direzione portavo i miei sforzi maggiori nascosti inevitabilmente sotto la patina di scientificità che l'occasione (un esame) e il corso (semiotica) sembravano richiedere.









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