(PROVINCIA) SENTIERO NATURA DEI GESSI TRIASSICI
tra i Comuni di Castelnuovo nè Monti e Villaminozzo
provincia di Reggio Emilia
L'area dei Gessi Triassici è situata nell'alta Val Secchia a confine fra i Comuni di Castelnuovo nè Monti e Villaminozzo. La zona possiede grande interesse naturalistico e paesaggistico in quanto, per la singolare forma dei versanti e la particolare natura del suolo, sono presenti specie animali e vegetali piuttosto rare o comunque localizzate. In questa zona, ad esempio, possiamo trovare la rara Artemisia Lanata, specie erbacea che può considerarsi il "simbolo" di tutta l'area.
Il sentiero naturalistico si snoda tra i diversi ambienti della sponda destra del fiume Secchia, nel suo ampio greto: tra suggestive pareti rocciose e un ambiente naturale di notevole bellezza. Le principali emergenze naturalistiche, incontrate lungo il percorso, hanno consentito la creazione di un sentiero che trova nei diversi punti didattici contrassegnati, momenti di osservazione dirette di queste particolarità ambientali.
AVVERTENZA
Si invitano gli escursionisti a segnalare eventuali cartelli mancanti o i segni della scarsa educazione di qualcuno al numero 0522 436685 (CAI Reggio Emilia) e 0522 811939 (CAI Castelnuovo nè Monti) affinchè si possa provvedere al più presto.
A questi numeri ci si può rivolgere anche per concordare visiste guidate
Lungo il percorso naturalistico, la Commissione tutela ambiente montano del CAI di Reggio Emilia ha creato una serie di punti didattici per meglio invitare il visitatore all'osservazione del territorio attraversato. Di seguito ne riportiamo la scaletta, anticipando che la parte dell'itinerario che costeggia il greto del fiume Secchia può presentare, in certi periodi, periodiche sommersioni e passaggi disagevoli che costringono a tornare sui propri passi, sia in un senso che nell'altro.
PUNTI NATURALISTICI:
Massi erratici in arenaria di Bismantova
L'area dei Gessi Triassici trova un'ulteriore e importante peculiarità paesaggistica nella presenza poco più a nord della conosciutissima Pietra di Bismantova. Per altro, essa si può raggiungere a piedi partendo dall'inizio di questo sentiero naturalistico in corrispondenza del rio Bragazza, risalendo la carraia che ne segue il corso verso destra. I grossi blocchi di arenaria in cui si imbattiamo, all'inizio del percorso tracciato, testimoniano l'erraticità dei massi bismantovini, che staccatisi dal blocco principale rotolando, si sono allontanati dalla Pietra e si trovano nel teritorio ad essa limitrofo.
Mulino di Vologno
La forza motrice che muoveva le macine veniva fornita dal canale che attraversava il mulino. Essa era fatto giungere qui deviando le acque del Secchia poco distanti. Fino qui arrivava anche la strada sterrata che univa il mulino all'abitato di vologno, situato più a monte. Gli abitanti la percorrevano quotidianamente a piedi o a dorso di mulo, per macinare granaglie o altri prodotti necessari per il sostentamento.
Canale di risorgiva ricco di flora
L'alveo del Secchia fa scorrere le sue acque entro masse detritiche ciottolose, che generano fenomeni di risorgiva ai lati del corso principale, come quello che possiamo osservare qui. La presenza di acqua in queste polle, è subordinata alla quantità totale esistente nel "materasso" pietroso, ghiaioso e sabbioso del greto. La vegetazione esistente in questi microambienti è costituita prevalentemente da piante erbacee acquatiche fra cui soprattutto troviamo: piantaggine d'acqua, crescione e veronica.
Radura con arbusti forse ex coltivo
Quando una superifcie non è più interessata dal lavoro dell'uomo, le specie vegetali spontanee la ricolonizzano. Le prime piante che crescono e si sviluppano si chiamano pioniere. La loro caratteristica è quella di essere molto rustiche e adattabili ad occupare spazi poco ospitali; vivendo in condizioni difficili, le cambiano trasformando il substrato e migliorandolo nel tempo, consentendo così l'ingresso della specie ecologicamente più esigenti che non riuscirebbero a sopravvivere nelle condizioni "spartane" iniziali.
Bosco meso-igrofilo con pioppi e ontani
Si tratta di un popolamento vegetale che abbisogna della costante presenza d'acqua, è collocabile a metà tra il tipo d'alveo e quello più propriamente mesofilo (il bosco xerofilo è invece proprio di ambienti asciutti e aridi). La piccola selva che ora attraversiamo si estende per circa un chilometro, in senso parallelo al fiume, con larghezze da pochi metri a 150. La falda idica affiora spesso e, con una rete di rigagnoli, alimenta un popolamento di piante amanti dell'acqua, come ontani salici e pioppi. Nelle aree più asciutte sono presenti aceri olmi, biancospini, sanguinelli, cornioli e cespugli di rosa canina, il tutto frammisto a festoni di vitalba, luppolo e madreselva, mentre frequente è il carice pendulo nelle parti più umide.
Faraglioni di calcare battuti dalle piene del fiume
Qui possiamo osservare tre "scogli" calcarei che fanno parte del greto e vengono lambiti dalle acque quando il Secchia è in piena. Sopra essi, fino a 20 metri del pelo dell'acqua, sono osservabili grossi ciottoli fluitati (trasportati qui) antichi testimoni dell'arcaica quota di alveo che forse il fiume aveva molte migliaia di anni fa (cosa analoga è riscontrabile al terrazzo di Cà Rabecchi),
Bosco evoluto con grossi Biancospini
Qui le piante sono più mature come si evince dalla maggiore altezza degli esemplari arborei e dal sottobosco più evoluto. dal momento della nascita (germinazione) la pianta deve sottostare ad una pesante selezione naturale che la porta a competere con quelle vicine per sopravvivere e riprodursi. Chi non riesce a vincere questa lotta per assicurarsi uno spazio vitale prima o poi muore. Qui possiamo osservare un bosco che, pur assomigliando al precedente, è meno vincolato alla dinamica fluviale.Da segnalare, in questo punto, la presenza di grossi biancospini, con diametri del fusto fino a 20 centimetri. Il biancospino, oltre ad avere una germinazione difficoltosa, raramente raggiunge dimensioni notevoli come quelle delle piante qui presenti. Quasi sempre infatti, lo vediamo inserito in siepi al margine dei coltivi o delle strade con portamento arbustivo e cespuglioso. Lo si può notare anche in inverno, per le caratteristiche bacche rosse portate sui rametti spogli. Molto belle belle pure le fioriture di bucaneve, campanellino, crochi e carici che ravvivano questa parte del tracciato.
Vista panoramica sul Secchia
Due punti che consentono una vella visuale sul corso del fiume che "taglia" i Gessi Triassici e le loro bianche pareti. Salendo verso nord, abbandonato il tracciato segnato, possiamo raggiungere in circa 20 minuti l'abitato di Vologno.
GEOLOGIA
Il nome dell'area protetta dell'alta val Secchia deriva dalle più antiche rocce reggiane: i Gessi Triassici. Questa formazione geologtica (detta anche degli Anidriti di Burano) si è formata oltre 200 milioni di anni fa per evaporazione di acque marine ad elevato contenuto salino. A causa di un clima caldo e asciutto il fenomeno evaporativo non era bilanciato dalle precipitazioni provocando il deposito dei sali sciolti nelle acque: prima i carbonati, poi i solfati e infine gli alogenuri. La presenza di queste particolari rocce nell'area, poco distante dalla più conosciuta Pietra di Bismantova, ha fatto e fa discutere il mondo geologico: secono alcuni studiosi esse sarebbero giunte, qui, da zone oltre crinale (Toscana). Altri geologi invece sostengono che i gessi stiano ancora salendo dalle viscere del sottosuolo tra rocce di tipo diverso; ciò a causa del minor peso litologico, ma è probabile che le due teorie si integrino. Ad un primo sguardo generale, colpisce l'attenzione dell'osservatore l'evidente caoticità delle parti gessose spesso quasi verticali sul fiume, che scorre alla loro base, A volterò al piede dei versanti si trovano detriti di falda o depositi alluvionali ricoperti da vegetazione. I rilievi gessosi sono formati principalemnte da gessi, anidriti, calcari e calcari dolomitici. Circa l'idrografia di queste zone occorre sottolineare come essa sia sprovvista completamente di corsi d'acqua superficiali, ad eccezione di quelli maggiori che scorrono su materiale alluvionale trasportato nel tempo in loco. Fortemente sviluppata invece risulta essere la presenza di acque sotterranee circolanti autonomamente. Nel loro complesso i Gessi possono essere considerati come enormi serbatoi in cui lo scorrere di acque ipogee ha dato vita a fenomeni di solubilizzazione parziale di queste masse. Ciò di conseguenza ha fatto nascere nel sottosuolo cavità e grotte e in superficie, che si sviluppano in ambiente ipogeo per il fenomeno de carsismo, A differenza tuttavia del fenomeno analogo, che interessa le aree calcaree, all'interno delle cavità naturali dei Gessi Triassici non sussistono le condizioni favorevoli per la formazione di significative concrezioni di tipo stalactitico e stalagmitico; numerosi sono inoltre i crolli che si verificano all'interno di grotte e ambienti sotterranei.
Sulla sponda opposta del fiume Secchia, meritano essere segnalate le fonti di Poiano; copiose sorgenti di tipo salso - solfato - alcalino uniche, di questo tipo, in tutta l'Emilia Romagna.